Apprendiamo che a lavorare nei cantieri fosse soprattutto manodopera costituita da immigrati. Una parte, almeno, lavorava in nero. Altro che italianità. Anche così, nessuno sa se alla fine verranno pagati.
Se sapete come funziona una fiera – e l'Expo non è altro che una grande fiera – la manodopera è centralizzata e gli espositori che non se le sono portate da casa fanno domanda per le competenze che necessitano per la costruzione dei loro padiglioni, e poi aspettano.
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Detto questo, effettivamente i padiglioni che affacciano sul Decumano, il viale principale che scorre da Est a Ovest per un chilometro e mezzo, sono quasi tutti praticamente ultimati. Manca il padiglione del Nepal, per il cui completamento – dicono – le maestranze dell'Expo si sono impegnate a lavorare “gratis” (voglio proprio vedere) al posto degli addetti nepalesi rientrati in fretta e furia nel loro terremotato paese. Manca l'ONU, e molti dei paesi espositori nei “cluster” che sono quei padiglioni tematici che riuniscono i paesi produttori di una determinata materia prima: Riso; Caffè; Cacao e Cioccolato; Isole, Mare e Cibo; Bio-Mediterraneo; Frutta e Legumi. Si tratta dei paesi più piccoli che non possono permettersi d'investire in un padiglione tutto per sé. C'e anche un misterioso padiglione lasciato proprio in sospeso. C'é solo la struttura d'acciaio.
Pertanto, il Regno Unito e la Francia, che possono fare la voce grossa, sono terminati; la Costa d'Avorio ci accoglie in un ambiente spoglio. Quando riuscirete a terminare? Forse la settimana prossima. Molte altre porte, poi, sono ancora sprangate.
Poi c'e la famosa faccenda dell'occupazione giovanile, i ragazzi impiegati durante la manifestazione. Vengono pagati una miseria che basta a mala pena a coprire il vitto – ma ovviamente ci si può portare la schiscetta – e i costi di trasporto. Per fare i “volontari”, poi, ci vuole proprio una elevata dose di masochismo. Ma perché, ci si chiede, con un budget miliardario bisogna ricorrere al volontariato? E le famose “opportunità occupazionali”?
All'Expo si arriva in metro (€5,00 andata e ritorno). Se si preferisce l'auto, il parcheggio costa da 12,20 a 14,50 euro a giornata e dal parcheggio bisogna prendere la navetta che porta a Expo (gratis). Il mezzo migliore è ancora lo scooter o la moto, perché un parcheggio in verticale lo si trova ancora.
Una volta entrato, però, il visitatore rimarrà sbalordito di fronte all'allestimento del Padiglione Zero, sopraffatto dalle architetture mozzafiato. Verrà poi preso da un moto d'orgoglio di fronte al Padiglione Italia e subirà la seduzione dei profumi provenienti dai padiglioni di Eataly dedicati al rifocillamento. Qualcuno l'ha paragonata a Las Vegas.
Alcuni padiglioni, come quello del Belgio, affrontano seriamente il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” allestendo un orto sotterraneo che prospera alla luce delle lampade alogene e si sviluppa senza terreno. Gli Stati Uniti l'orto lo hanno messo in verticale, sul muro e si orienta con il movimento del sole.
L'Expo è un evento nazional-popolare e come tale destinato ad appagare l'esigenza d'evasione di un pubblico... nazional-popolare. Lo spettacolo “light and sound” che ha luogo con scadenza oraria e gratuitamente intorno all'Albero della Vita, serve proprio a questo. Stupire, intrattenere, “emozionare”.
Per i più esigenti, le Cirque du Soleil – ora di proprietà del fondo cinese di private equity Tpg – dal 15 maggio al 30 agosto rappresenterà uno spettacolo Alla Vita all'Open Air Theatre che si trova al termine opposto del Cardo, rispetto al Padiglione Italia.
Insomma, l'ennesima riedizione di una formula che non tramonta mai: “panem et circenses”.
Rimane un ultimo grandissimo pregiudizio: che l'Expo possa servire come testa di ponte per le multinazionali americane dell'OGM che vogliono sbarcare in un'Europa i cui agricoltori pongono una difesa disperata all'introduzione di sementi geneticamente modificate.
Nonostante il simbolo dell'Expo sia stato disegnato da Disney, malgrado al partnership ufficiale (tra le altre) di Coca-Cola e la sponsorizzazione (tra le altre) di MacDonald, primi responsabili dell'obesità dilagante, questo è l'unico pregiudizio a cui sono disposto a rinunciare. Per aggirare le resistenze degli agricoltori, infatti, arriverà il TPP (Trans-Pacific Partnership Agreement), che si negozia segretamente con i governi, saltando i parlamenti e, naturalmente, a prescindere dalla volontà dei cittadini.
Vedete, sono un inguaribile pessimista. Anche di fronte a un grande successo nazionale come questo non posso fare a meno di pensare al peggio...
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