• Sankt Moritz, la ridente località dell'Engadina, è notoriamente allietata dalla presenza di quei piccoli incantevoli laghi che accompagnano la valle, dal Passo del Maloja, in direzione Est-Nord-Est, a una quota costante di circa 1800 metri. È una posizione invidiabile che permette alle residenze poste sulle pendici settentrionali di essere irradiate dal sole anche con il termometro fisso su temperature “polari”, quando i laghi gelano, formando una crosta compatta di sessanta centimetri di spessore. È adesso che comincia la festa.
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“Polarizzazione” è un fenomeno fisico in cui si osserva una concentrazione di forze intorno a due poli opposti.
Nel linguaggio politico il termine è usato in senso figurato a descrivere un processo di concentrazione dei suffragi verso poli o partiti contrapposti.
In tutto il mondo i “democratici” teorizzano uno stato più “robusto”, in grado di erogare ai propri cittadini servizi fondamentali come l'istruzione, la sanità, la pubblica sicurezza, la giustizia, l'assistenza sociale, la protezione dell'ambiente, ecc., finanziato da un sistema fiscale che faccia pagare a tutti secondo le proprie possibilità. In tutto il mondo i “conservatori” preferiscono uno stato più “snello”, in cui i servizi fondamentali siano erogati da strutture private a pagamento, finanziato da un sistema fiscale sobrio, che faccia sconti crescenti in proporzione al reddito dei cittadini più facoltosi.
Se la gente votasse secondo il proprio interesse materiale, specialmente in un momento in cui anche la classe media è compressa verso il basso, i partiti “progressisti” vincerebbero a man bassa. Per questo i partiti “conservatori” si indirizzano su argomenti che esulano da cosa sia più utile all'elettore, perché il loro interesse non è l'interesse della maggioranza.
Non solo. I conservatori hanno notato che le persone, i cittadini, gli “elettori”, non votano secondo convenienza. Altrimenti non si spiegherebbe come mai milioni di frustrati miserabili continuino testardamente a sostenere partiti che proteggono i privilegi di una manciata di multinazionali e di una minoranza di super ricchi che li affamano e che volentieri li mandano in guerra a combattere contro altri disgraziati.
«Il 98% dell'attività mentale avviene senza che ne siamo consapevoli. Nella sua maggior parte il pensiero inconscio ha a che vedere con la politica» (George Lakoff, Pensiero politico e scienza della mente). Questo è il punto.
Secondo Lakoff, l'elettorato si ripartisce lungo lo spartiacque di una “narrativa” familiare: da una parte c'è il padre affettuoso e compassionevole; dall'altra il padre severo e autoritario. Da una parte l'empatia, dall'altra l'autorità.
Tuttavia non è che si possa affermare che il “padre compassionevole” sia di sinistra e il “padre autoritario” di destra. Tutt'altro. La faccenda è molto più complicata perché il discrimine passa in senso trasversale, tagliando la comunità in due metà quasi perfette.
Ecco che la disputa politica viene stornata dagli argomenti “sociali” ad argomenti “morali”, come l'aborto, il matrimonio dei gay, le pandemie, l'Islam, con una virulenza che esclude qualsiasi compromesso. È su questi temi che il pubblico si divide, su due diversi concetti di famiglia: autoritaria o compassionevole, che paradossalmente trascurano i parametri dell'organizzazione sociale, e portano l'elettorato, a prescindere dal merito, ad abbarbicarsi alle proprie posizioni stringendosi intorno a uno dei due poli disconoscendo nell'altro lo stesso diritto di esistere.
Le persone tendono a stringersi, a prescindere dal proprio razionale, intorno ai leader che le rappresenta, dimostrando più autorità o, all'opposto, più umanità e capacità di provvedere ai bisogni della comunità.
Il fenomeno che negli ultimi anni si è andato tristemente osservando in gran parte delle democrazie occidentali è questa progressiva “polarizzazione” delle opinioni sulla questione morale, seguita dall'imbarbarimento della dialettica politica: delegittimazione dell'avversario, macchina del fango, affermazioni non documentate, menzogne insostenibili seguite da flebili smentite, insulti veri e propri. Uno schifo.
Il gioco del polo è un derivato moderno dell'aristocratico “chovgan”, oggi residuale nelle località in cui è stato originato nel VI sec. a.C.: Azerbaijan, Iran and Uzbekistan. Si dice che il nome “polo” derivi dal tibetano “pulu”, che significa “palla”. È un gioco a squadre che si disputa a cavallo su un campo di 274 metri per 146 alle estremità delle quali si trovano le porte.
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Le squadre sono composte da quattro cavalieri. Il gioco consiste nello spingere con una mazza una sfera di plastica compatta nella porta della squadra avversaria. I match durano solitamente un paio d'ore frazionate in quattro tempi (chukka).
Gli europei hanno imparato a praticare il “Gioco dei Re” in India dove si era diffuso già nel Medio Evo, durante il dominio imperiale britannico. Importato in Europa, a loro volta gli inglesi emigrati in Argentina e in Australia lo hanno diffuso, creando degli importanti “poli” di appassionati. Oggi i giocatori argentini e australiani ingrassano i ranghi delle più forti squadre del mondo.
I cavalli impiegati nel polo sono di una razza allevata quasi esclusivamente per il gioco. Si tratta di esemplari di dimensioni ridotte che misurano da 150 a 165 cm al garrese, anche se il termine “pony”, attribuito a questi esemplari, è da considerarsi improprio. Sono particolarmente adatti per essere portati alla briglia con una mano sola, affidabili in repentini partenze e arresti, inversioni di rotta e galoppi ventre a terra. Ogni giocatore ne ha a disposizione da 2 a più di quattro, da montare a turno e cambiare tra un “chukka” e l'altro.
Nonostante le regole siano concepite per assicurare a cavaliere e cavallo una ragionevole protezione, il gioco del polo è uno sport da giocare con un'abbondante dose di competitività. Se è proibito attraversare la traiettoria della palla, è consentito spingere l'avversario o intralciarlo mentre tenta di colpirla. Tanto che non è raro per un giocatore ricevere la palla in faccia o finire disarcionato. Tuttavia, lo spirito sportivo che permea questo gioco induce i giocatori a soccorrersi a prescindere dal team di appartenenza. Si vocifera che il principe Henry del Galles, con un tempestivo intervento di pronto soccorso, abbia salvato la vita di un avversario che, caduto di sella, aveva perso conoscenza. Noblesse oblige.
Il campo del polo invernale è più piccolo (40 metri per 80), la palla più grande e gonfiata ad aria e le partite sono più brevi (circa un'ora frazionata in quattro tempi) in virtù delle ridotte dimensioni del campo da gioco. Ne risulta un gioco più divertente, veloce e spettacolare, che non obbliga il pubblico a lunghe esposizioni ai rigori del gelo polare che si sperimenta in Engadina. Il colore delle divise, il manto dei purosangue creano un vivace contrasto sul bianco candido della neve, con lo sfondo caratteristico della località alpina. Un contesto molto suggestivo e fotogenico.
È straordinario come la comunità di Sankt Moritz si sia dimostrata abile ad attirare e intrattenere un pubblico molto facoltoso e molto esigente. Un fascino che coniuga l'apparente paesana ingenuità, alla cordialità, all'elegante ospitalità. Oggi questa vocazione si espleta nel fare della città engadinese, oltre che un luogo di villeggiatura, un centro commerciale in cui trovare gli articoli più preziosi e più cari al mondo e un parco giochi esclusivo per quell'1% della popolazione mondiale che è oggetto dei nostri sogni meno politicamente corretti.
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Il posto si presta in estate per la pratica della vela in tutte le sue declinazioni, tra cui lo sky-surf, oltre a mountain-bike, al golf, all'equitazione, parapendio e deltaplano...
In inverno le attività sciistiche di discesa e di fondo possono anche consentire una piacevole interruzione per far spazio ad altre attrazioni che si svolgano sulla crosta ghiacciata del lago, purché sufficientemente spettacolari e suggestive.
Non stupisce perciò che una tradizione sofisticata come il polo invernale (snow-polo) abbia preso le mosse proprio da qui. Il 1985 è l'anno in cui fu disputato il primo torneo di polo sulla crosta ghiacciata del lago. Oggi il polo invernale si gioca – otre che in Svizzera – in Italia, Austria, Francia, Stati Uniti, Argentina, Russia e Spagna, guadagnando velocemente terreno anche in Cina: a Tientsin, teatro per la prima volta della Coppa del Mondo di Snow-Polo nel 2012.
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Il torneo di Snow-Polo di Sankt Moritz del 2015 e stato vinto per la terza volta consecutiva dal team Cartier, capitanato dall'australiano Johnathan Munro Ford che entra a pieno titolo nella Hall of Fame del campionato.
La finale è risultata combattutissima e non priva di incidenti: Il più grave ha riguardato l'argentino Dario Musso del team BMW che ha ricevuto la palla rilanciata da un avversario in pieno volto. Fortunatamente non ci sono state conseguenze. Cartier ha letteralmente sbaragliato il team avversario capitanato a sua volta dall'italiano naturalizzato monegasco Rommy Gianni. Entrambi i team sono stati gratificati con i ricchi premi (è il caso di dirlo) elargiti, tra gli altri sponsor, dalla maison del lusso: una lussuosa penna per i secondi classificati e un orologio a testa per i vincitori, oltre a una bottiglia di Perrier-Jouét, che fa sempre piacere, e naturalmente al prestigioso trofeo.
Terzo classificato il team Badrutt's Palace Hotel, capitanato dall'irlandese Richard Fagan, che ha battuto il team Trois Pommes, capitanato dallo svizzero Tutti Wolfenberger.
Ad ogni modo, “polarizzati” sono detti anche quei cristalli che agiscono sulla luce convogliandola in un’unica direzione ed escludendo la parte di raggi luminosi che disturbano la visione. Con l'impiego di lenti polarizzate si ottiene un aumento del contrasto e un'eliminazione dei riflessi. Il risultato è una visione nitida, sicura, oltre alla protezione totale dai nocivi raggi UVA e UVB. L'uso di lenti polarizzate procura un doppio beneficio: proteggono dai raggi solari e neutralizzano l'effetto abbagliante del riverbero prodotto da una strada bagnata, dall'acqua o dalla neve.