Il gioco del polo è un derivato moderno dell'aristocratico “chovgan”, oggi residuale nelle località in cui è stato originato nel VI sec. a.C.: Azerbaijan, Iran and Uzbekistan. Si dice che il nome “polo” derivi dal tibetano “pulu”, che significa “palla”. È un gioco a squadre che si disputa a cavallo su un campo di 274 metri per 146 alle estremità delle quali si trovano le porte.

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Le squadre sono composte da quattro cavalieri. Il gioco consiste nello spingere con una mazza una sfera di plastica compatta nella porta della squadra avversaria. I match durano solitamente un paio d'ore frazionate in quattro tempi (chukka).

Gli europei hanno imparato a praticare il “Gioco dei Re” in India dove si era diffuso già nel Medio Evo, durante il dominio imperiale britannico. Importato in Europa, a loro volta gli inglesi emigrati in Argentina e in Australia lo hanno diffuso, creando degli importanti “poli” di appassionati. Oggi i giocatori argentini e australiani ingrassano i ranghi delle più forti squadre del mondo.

I cavalli impiegati nel polo sono di una razza allevata quasi esclusivamente per il gioco. Si tratta di esemplari di dimensioni ridotte che misurano da 150 a 165 cm al garrese, anche se il termine “pony”, attribuito a questi esemplari, è da considerarsi improprio. Sono particolarmente adatti per essere portati alla briglia con una mano sola, affidabili in repentini partenze e arresti, inversioni di rotta e galoppi ventre a terra. Ogni giocatore ne ha a disposizione da 2 a più di quattro, da montare a turno e cambiare tra un “chukka” e l'altro.

Nonostante le regole siano concepite per assicurare a cavaliere e cavallo una ragionevole protezione, il gioco del polo è uno sport da giocare con un'abbondante dose di competitività. Se è proibito attraversare la traiettoria della palla, è consentito spingere l'avversario o intralciarlo mentre tenta di colpirla. Tanto che non è raro per un giocatore ricevere la palla in faccia o finire disarcionato. Tuttavia, lo spirito sportivo che permea questo gioco induce i giocatori a soccorrersi a prescindere dal team di appartenenza. Si vocifera che il principe Henry del Galles, con un tempestivo intervento di pronto soccorso, abbia salvato la vita di un avversario che, caduto di sella, aveva perso conoscenza. Noblesse oblige.

Il campo del polo invernale è più piccolo (40 metri per 80), la palla più grande e gonfiata ad aria e le partite sono più brevi (circa un'ora frazionata in quattro tempi) in virtù delle ridotte dimensioni del campo da gioco. Ne risulta un gioco più divertente, veloce e spettacolare, che non obbliga il pubblico a lunghe esposizioni ai rigori del gelo polare che si sperimenta in Engadina. Il colore delle divise, il manto dei purosangue creano un vivace contrasto sul bianco candido della neve, con lo sfondo caratteristico della località alpina. Un contesto molto suggestivo e fotogenico.

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