• Gl'italiani sono tipi frettolosi e ancora di più lo sono i milanesi. Nonostante se ne parli ormai da qualche anno, nonostante le inchieste, gli scandali, la corruzione e il malaffare, che hanno puntato a più riprese i riflettori sull'Expo, sono sicuro che, a un anno dalla sua inaugurazione, se si chiedesse a ognuno di spiegare cosa significherà per coloro che vi parteciperanno, non saprebbe cosa rispondere.
Perciò, prima di domandarsi se si riusciranno mai a completare i lavori di allestimento in tempo per il suo famigerato avvio, il Primo maggio 2015, è il caso di chiedersi: che cos'è l'Expo? Che obiettivi si pone? A chi gioverà la sua organizzazione? A chi gioverà la partecipazione? Che cosa resterà quando sarà conclusa?
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Analizzando il materiale propagandistico che l'Ente Expo ha sviluppato online, la prima impressione è che dietro alla retorica di circostanza, alla magniloquenza e alle formule ad effetto, si nascondano gli obiettivi fondamentali del tema dell'alimentazione che si sintetizzano in: dare da mangiare a una popolazione sempre più vasta con risorse sempre più scarse, facendo in alcuni casi dei passi indietro rispetto al controllo privato delle risorse alimentari.
Intenzioni ottime.
Partiamo dal titolo: cosa significa la formula «Nutrire il pianeta, energia per la vita»? Significa razionalizzare in maniera sistematica l'alimentazione dell'uomo sulla base delle risorse, con un occhio anche alla qualità dell'aria e al clima.
Significa, a livello planetario, fermare il disboscamento selvaggio che si pratica nella foresta pluviale per ristabilire foresta amazzonica al posto degli allevamenti bovini finalizzati alla produzione di carne macinata per hamburger.
Significa stigmatizzare una volta per tutte e a livello di Diritti Umani il concetto di “Acqua Bene di Tutti”, che esclude e sanziona la pratica della privatizzazione delle risorse idriche.
Significa stabilire regole certe e avviare procedimenti legali atti a contenere e a perseguire i comportamenti pirateschi delle multinazionali degli Organismi Geneticamente Modificati (OGM) e mettere fuori legge il fenomeno della registrazione di brevetti sui prodotti dell'alimentazione anche se non sono OGM.
Questo argomento ha un'influenza anche sulla salvaguardia della biodiversità, che la diffusione di erbicidi e pesticidi chimici sempre più potenti mette in serio pericolo. La diminuzione delle popolazioni d'insetti (api, libellule...) lo sta chiaramente dimostrando.
Significa arrestare il fenomeno del “land-grabbing”, l'espropriazione dalle terre delle comunità indigene, su cui hanno soggiornato a memoria d'uomo vivendo di coltivazione e allevamento, per gestire al loro posto vaste distese destinate a monocolture intensive. Queste pratiche causano, tra l'altro, squilibri inediti per l'uso abnorme delle risorse idriche.
A livello nazionale, significa arrestare la cementificazione della crosta terrestre, in particolare di quelle aree destinate alla produzione agro-alimentare: questo impone di limitare all'indispensabile la progettazione di nuove vie di traffico, arrestare l'urbanizzazione selvaggia e sviluppare un paradigma di sviluppo alternativo a quello che ci ha portato fin qui.
A livello locale, significa restituire alla gente l'autonomia alimentare, il diritto di auto-alimentarsi, per quanto possibile, con il prodotto della propria terra.
Significa incoraggiare e espandere il fenomeno dello sfruttamento delle piccole aree di verde urbano per la coltivazione di orti di quartiere.
Quando il 31 ottobre 2015 l'Expo chiuderà i battenti, l'area su cui sorgono i padiglioni e i terreni limitrofi verranno destinati a parchi e giardini, a culture sperimentali, mentre i padiglioni verranno adibiti ad attività sociali. Comunque è confermato. È tassativamente escluso che l'area possa diventare preda dei soliti squali della speculazione edilizia.
È un programma molto ambizioso e magari non tutti gli obiettivi potranno essere raggiunti, ma anche se si riuscisse a coglierne una buona metà, si potrebbe dire che non è stata tutta immagine, fatica e... risorse sprecate.