Ripercussioni si riscontrano in maniera più palese dal punto di vista economico, visto che il budget casalingo per quanto riguarda il consumo di caffè nel top di gamma è di fatto passato da 0,19 centesimi a 0,29 centesimi la tazza. Ipotizzando un consumo equilibrato di due tazze al giorno di caffè Illy, dalla polvere al corrispondente incapsulato significa un passaggio da €11,40 a €17,63 al mese per persona (vedi tabelle alla pagina seguente). Passare da Illy macinato a Nespresso significa arrivare a €22,20 al mese per persona. Questo, ovviamente, a prescindere dall'apparecchiatura richiesta.
![]() |
|
![]() |
![]() |
![]() |
Poco male, si dirà. L'importante è poterselo permettere. Del resto, il prodotto è gustoso, la macchinetta di buon design, così come le “cialde”, o capsule che dir si voglia, confezionate in un involucro d'alluminio in sfumature di colore che si assortiscono gradevolmente. E vuoi mettere la convenienza di avere un caffè pronto in un minuto o giù di lì? L'appartenenza allo stesso club di George, poi, semplicemente non ha prezzo!
Lo svantaggio più cospicuo di questo cambiamento di costume si registra dal punto di vista del costo ambientale. Il problema, infatti, sta proprio nella confezione. Se in precedenza il consumo di caffè implicava un residuo di polvere facilmente smaltibile nella porzione umida della raccolta differenziata e, se avviato in discarica, o al termovalorizzatore, un effetto inquinante trascurabile, oggi il residuo consiste in una capsula d'alluminio (o di plastica) che fa volume in discarica o che richiede di essere riciclata; altro che “rifiuti-zero”. Per dare un'idea della quantità di residuo, un giornalista americano ha calcolato che se si mettessero in fila tutte le capsule prodotte nel 2013 da una singola casa produttrice degli Stati Uniti, si otterrebbe di avvolgere la circonferenza terrestre 10,5 volte (Murray Carpenter, Caffeinated). Grazie George.
Per non parlare dell'energia elettrica necessaria per produrre milioni di capsule d'alluminio e, inoltre, come smaltire l'apparecchiatura resa inservibile da un guasto ovvero dal naturale deterioramento delle componenti?
Una preoccupazione ulteriore deriva dal successo riscontrato da Nespresso nel cambiare le abitudini dei consumatori, che ha innescato una corsa all'emulazione da parte degli altri produttori di caffè con il terreno che franava sotto i piedi. Salvo che non tutti confezionano le cialde in capsule d'alluminio, smaltate all'interno, sigillate ermeticamente, un involucro discretamente atossico, asettico, anche se costoso; alcuni, per contenere il prezzo e raggiungere la fascia del consumo di massa che frequenta i supermercati e guarda al risparmio, producono le loro capsule in plastiche generiche di tipo 7 (non riciclabile, per intenderci) contenenti Bis-fenolo-A, una sostanza che può causare danni al sistema nervoso delle maestranze che le manipolano. Ma persino le plastiche generiche prive di Bis-fenolo-A, portate in temperatura, tendono a rilasciare variabili quantità di estrogeni sintetici che possono intaccare i cibi contenuti e influire sulla salute di chi li assume.