Ives, Venere in pellicciaCome François Truffaut aveva trovato in Jean-Pierre Léaud l'attore per rappresentare se stesso sulla scena, così Roman Polanski ha trovato in Mathieu Amalric la propria controfigura. La somiglianza è smaccata. La pellicola diretta da  Polanski, con  Emmanuelle Seigner nel ruolo di Wanda, mette in scena l'incontro tra un'attrice e un regista e drammaturgo teatrale impegnato a rappresentare il proprio dramma tratto dal romanzo di Sacher-Masoch. Il film si basa sull'omonima sceneggiatura teatrale che ha debuttato a Broadway nel 2010, opera del drammaturgo contemporaneo David Ives (Venere in Pelliccia, traduzione di Masolino d'Amico, BUR, 2013).

La trama è nota. In una notte buia e tempestosa, un uomo, un regista e autore, tra le file di una platea vuota e male illuminata, si lamenta al telefono sulla difficoltà di trovare un'attrice adatta a interpretare il ruolo di Wanda von Duajew, quando una ragazza giovane e affascinante, un po' sgarruppata e fradicia fino al midollo, fa irruzione in teatro con tre ore di ritardo rispetto all'orario delle audizioni:

«Toc-toc!»

Polanski, Venere in pellicciaL'uomo è inizialmente riluttante, frustrato da una giornata trascorsa a passare in rassegna candidati inadeguati, ma la donna insiste, fino a che l'uomo non cede, e i due cominciano a leggere il copione in oggetto affrontando una scena dopo l'altra.

La donna si rivela molto più intelligente e acuta di quanto sembrasse inizialmente al regista: capace di dar corpo a un personaggio che le è congeniale. Si chiama persino come la protagonista: Wanda. Tra i due si stabilisce progressivamente una modalità di comunicazione simile a quella che esiste tra i personaggi a cui la commedia si propone di dar vita. Al contrario del romanzo ottocentesco da cui è tratta, la piece si dimostra immediatamente intrigante e veramente divertente, anche per una serie di battute esilaranti, giocate sull'ambiguità tra i ruoli dei protagonisti e quelli degli interpreti.

Inoltre, il dramma teatrale si pone alcune domande che si potrebbero considerare illuminanti per la comprensione del romanzo di Sacher Masoch: 1) È Venere in pelliccia una storia porno sado-maso o è un grande romanzo d'amore? 2) È una storia che ai nostri giorni dovremmo definire “sessista”? 3) È una commedia sulla violenza ai minori? 4) Wanda è un personaggio sessualmente “disponibile” («assatanata» la definisce l'attrice) che cade tra le braccia di un pervertito? 5) Per Severin, Wanda è solo una possibilità di ristabilire quell'equilibrio “squilibrato” perso nell'adolescenza? 6) È la storia di due persone sopraffatte dalla passione? 7) È – come dice lui – una storia che «Parla di una donna che scopre qualcosa in se stessa – forse – e di un uomo che fino a quando non la incontra è stato costretto a nascondere la propria vera identità»? 8) O – come dice lei – «Lui la costringe a entrare in un gioco di poteri e poi dà la colpa a lei»?

Insomma, spunti di riflessione. Nel frattempo, la complicità tra attrice e regista-commediografo-attore si complica e i due scambiano sincere opinioni su alcune possibili soluzioni sceniche.

WANDA […] Perché non hai messo quella scena con Venere? Quando Venere gli appare all'inizio? Nuda sotto una pelliccia, davanti a un camino acceso?

THOMAS Non sapevo come infilarcela.

WANDA Basta che la piazzi in cima – per così dire – prima che lui incontri Wanda. Non puoi fare questa storia senza Venere. Potresti addirittura far fare tutt'e due dalla stessa attrice. Io ci sto. Nuda in scena? Cazzo, mi faccio un regalo.

Il drammaturgo americano David Ives (Cicago 1950). La sua “Venus in Fur” ha debuttato a New York nel 2010

Inizia un botta e risposta e i due cominciano a flirtare e poi a litigare sulla natura dei personaggi. Fino al raggiungimento di un temporaneo compromesso. Ma il gioco è chiaro: siamo in presenza di un personaggio che si rivolta contro il proprio autore e intende prendere il sopravvento. È lotta senza esclusione di colpi.

WANDA Lui continua a dire che lei ha tutto questo potere su di lui. Ma è lui quello col potere, non lei. Più lui si sottomette, più potere ha su di lei. È strano.

THOMAS È complicato.

Strano è anche che l'attrice Wanda, come Wanda, cominci a rivolgersi al personaggio Severin chiamandolo “Thomas”. Esatto. Il rapporto tra attrice e regista si va progressivamente capovolgendo, sovrapponendosi a quello tra personaggio-dominatore e personaggio dominato. Le cose si attorcigliano ulteriormente quando Wanda-attrice propone di scambiarsi i ruoli e ordina a Thomas di fare la parte di Wanda-personaggio mentre lei continuerà nel ruolo di Severin/Thomas. Thomas-Wanda si appresta così a incontrare il conte, il suo spasimante greco. L'ambiguità raggiunge la massima intensità.

Si procede velocemente verso il finale che qui non verrà svelato.

Basterà dire che, nel romanzo, Severin, come risultato dell'esperienza passata si sentirà guarito ma avrà sviluppato delle opinioni e delle teorie decisamente misogine. Nel dramma teatrale e nel film, Thomas si sentirà sprofondare nell'oscurità.

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