È l'inizio della catastrofe. La giovane moglie di Colin si ammala e deve essere portata in visita da uno specialista che non può fare altro che constatare la formazione di una ninfea nel suo petto e monitorarne progressivamente lo sviluppo delle dimensioni.
Val la pena di ricordare qui, tra parentesi, che Boris Vian, afflitto da una malattia cardiovascolare, era cosciente di essere destinato a una morte prematura. Morì d'infarto nel 1959, non ancora quarantenne, per il collasso causato dall'indignazione suscitata in lui dalla trasposizione cinematografica di una sua opera. C'è da chiedersi se sopravviverebbe oggi alla visione del film di Gondry.
Il surrealismo ironico e lieve, certamente un po' frivolo dell'autore si scatena di fronte all'impegno intellettuale, spesso fanatico, che aleggiava intorno a Jean Paul Sartre, Simon de Beauvoir, e agli esistenzialisti che in quegli anni con Vian condividevano la scena mondana di Saint Germain de Prés. Esasperata dal comportamento ossessivo di Chick, Alise farà il giro delle librerie per bruciare, insieme a tutti gli altri libri, proprio le opere di Jean Sol Partre.
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I pirotecnici giochi di parole, le descrizioni visionarie e il disimpegno ideologico, non tolgono nulla a una storia commovente e intrinsecamente romantica, che è prima di tutto un bellissimo romanzo d'amore. Lo sconcerto dei personaggi di fronte al deterioramento delle condizioni di Chloé si manifesta nel soffitto che si abbassa progressivamente e negli ambienti che si restringono e diventano vieppiù tetri e claustrofobici, la vita che si fa più povera. Le cure amorevoli di Colin, costretto a trovarsi un lavoro, si riducono a tenere la stanza della paziente fastosamente addobbata dei costosi fiori che rappresentano la terapia di contenimento della ninfea e che sono indispensabili alla sempre più precaria sopravvivenza della moglie. «Tenero...!» esclameranno in coro le mia amiche più romantiche.
Per poter continuare a pagare la terapia, Colin accetterà un impiego che consiste nell'andare a domicilio ad anticipare di un giorno cattive notizie ai suoi concittadini. Fino al giorno che nella lista dei fortunati, leggerà il proprio nome.
Ma il surrealismo dissacrante dell'autore non si ferma neanche di fronte alla morte.
Alzò gli occhi: davanti a lui, appeso al muro, c'era Gesù sulla sua croce. Pareva che si annoiasse e Colin gli chiese:
«Perché Chloé è morta?»
«Declino ogni responsabilità in materia» disse Gesù. «E se parlassimo d'altro...»
Se si trovasse in un dipinto, questo crocifisso sarebbe un soggetto di Salvador Dalì.
Il corteo funebre di Chloé si avvia verso il cimitero, dove ha luogo una cerimonia sgangherata, a misura delle ridotte risorse economiche di Colin, talmente povera da essere derisa dagli stessi portantini e dal prete.
Nell'epilogo, il topo, salvo per miracolo, a causa dell'abbattimento del soffitto, dopo una visita al cimitero, non potendo sopportare lo spettacolo desolante della disperazione di Colin, riflette con il gatto a cui si affida per essere “suicidato”.
La bella edizione Marcos Y Marcos è arricchita, oltre che dalla prefazione di Ivano Fossati, di cui si è già detto, in postfazione da un'interessante intervista di Fabio Gambaro con Daniel Pennac.
Non ci si lasci ingannare dalla feroce ironia che circonda la figura del fantomatico filosofo Jean Sol Partre, fin troppo facilmente riconoscibile nella figura di Sartre. Vian e Sartre si conoscevano, avevano lavorato insieme, si frequentavano, facevano parte entrambi di un gruppo che animava le notti parigine e che per anni ha convogliato un pubblico di parvenue al ristorante La Cupole. Questi ultimi, lo frequentavano perché era fico, perché era frequentato da Sartre e da Simon de Beauvoir. L'ironia colpisce proprio questa categoria di snob – qualcuno li chiamerebbe “radical chic” – non per niente, l'amico di Colin si chiama Chick – che ha fatto la fortuna del ristorante. Sartre, ovviamente, di spessore molto maggiore; Vian, superficiale, godereccio, farfallone, “simpatico”. Nonostante ciò, i due si rispettavano e si apprezzavano a vicenda, coscienti di attraversare la notte parigina a quote diverse. Vian, un artista eclettico innamorato della musica jazz; Sartre, una stella che brillava di luce propria.
Oggi La Cupole, che ha una veranda che occupa quasi interamente il marciapiede, è in grado di apparecchiare centinaia di coperti, ma il turismo cultural-gastronomico è in contrazione, a causa della crisi. La disponibilità di tavoli accentua la desolazione.
Come considerazione finale, si potrebbe aggiungere che un libro come La schiuma dei giorni, che pure ha stimolato la fantasia di un regista creativo e visionario come Michael Gondry, se fosse scritto oggi, difficilmente troverebbe un editore disposto a pubblicarlo. E questa è una triste realtà che potrebbe offrire lo spunto per una seria riflessione.
(Questo articolo è stato redatto in collaborazione e su richiesta del blog letterario Neobar)
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